martedì 30 giugno 2009

Un desiderio finito sotto le ruote di un tir

Fonte: www.meltingpot.org

Amir, ragazzino afghano fuggito nel 2007 da una devastante guerra ormai trentennale, aveva tentato come molti altri suoi coetanei, di lottare per la propria sopravvivenza. Dopo sei mesi di viaggio era finalmente riuscito ad arrivare in Grecia. La sua famiglia aveva allora pensato che Amir fosse al sicuro. Anche lui forse era contento e serbava nel cuore la speranza di una nuova vita, una vita migliore, diversa, da ricostruire e poter finalmente “vivere”.
Come Amir, altri ragazzi, molti dei quali minorenni, si sentono al sicuro una volta giunti in Europa, è stato infatti insegnato loro, che qui i diritti umani esistono davvero e vengono rispettati. Nulla di più sbagliato.
Quasi due anni della sua vita, Amir li aveva vissuti sotto la costante violenza della polizia greca, ma la speranza e la forza lui non le aveva perse.
Ogni sera si nascondeva sotto un tir, nell’intento di arrivare in Italia, dopo aver capito che in materia di diritti umani, la Grecia non si poteva considerare Europa.
Un suo amico, Hashim, racconta che assieme ad Amir un giorno si erano nascosti sotto un tir, all’arrivo di quest’ultimo davanti al check-in del Porto di Patrasso i poliziotti lo avevano trovato e fatto tornare indietro. Amir, invece, era stao più “fortunato”, i poliziotti infatti non si erano accorti di lui e il viaggio era proseguito.
Hashim continua, dicendo che quando i poliziotti lo avevano scoperto il suo pensiero era andato ad Amir e alla sua fortuna. Credeva che in Italia almeno lui avrebbe potuto trovare ciò per cui tanto aveva lottato.
Hashim piange, non credeva che la vita del suo amico potesse fnire in modo tanto orrendo ed ingiusto, ma da una parte lo invidia: lui almeno non dovrà più provare dolore, sottostare ad ingiusitficata violenza, vivere nel ricordo della guerra.
Amir finalmente è in pace, il suo viaggio è finito. Tre volte questo ragazzo era stato respinto dall’Italia. Schiacciato alle ore 15:30 del 23 Giugno 2009 sotto un tir di passaggio ad Ancona, morto dopo una lunga agonia alle 18:30, nell’indifferenza di uno Stato complice. Glielo dicano loro ora, alla sua famiglia che loro figlio è morto perchè qui nessun immigrato è ben accetto, glielo dicano loro che la sua morte è dovuta al suo essere “diverso”, “immigrato”, “clandestino”.
La vicenda è avvenuta in seguito alla chiusura del campo di Patrasso, decisa dal Ministro dell’Interno greco per far tacere l’opinione pubblica in seguito alla richiesta di spiegazioni sempre più pressante da parte di stampa, avvocati e Associazioni umanitarie. Ora, i ragazzi che prima risiedevano nel campo, di giorno si nascondono sulle montagne della città, mentre la sera tentano la fuga da un altro Paese che si vuole sbarazzare di loro. Ogni giorno dai Porti di Venezia, Ancona e Bari moltissimi giovani (perchè di giovani e bambini si tratta) vengono respinti verso Patrasso, qui vengono arrestati dai poliziotti greci che li segragano per almeno una settimana in container messi lì appositamente per loro.
Container nei quali la polizia può sbizzarirsi per ferocia, utilizzando come sempre l’unico linguaggio universale che conoscono: la violenza.
Da qui non è finita, perchè molti ragazzi vengono portati a Komotinì, città greca al confine tra Bulgaria e Turchia, altro “Paradiso dei Diritti Umani”. In questa città, infatti, vi è un carcere, nel quale i richiedenti asilo vengono stipati fino a raggiungere un numero sufficiente per spedirli in Turchia e di qui alla volta dell’Afghanistan.
La settimana scorsa 115 persone sono state respinte, 70 da Patrasso e 45 da Atene.
Tre semplici domande: chi paga il biglietto aereo che respinge questi ragazzi dalla Turchia al loro Paese d’origine? L’Italia, la Grecia, la Turchia, o tutti e tre gli Stati da buoni amici si dividono le spese? E l’UNHCR? E le Nazioni Unite in tutto questo dove sono? Ci sentono? Ci vedono? Perchè la cecità potrebbe essere una comoda scusante, come una vacanza in Libia volendo.
Basir Ahang
Rifugiato politico e giornalista afghano

giovedì 18 giugno 2009

Immigrazione: visto di ingresso per turismo respinto

Diniego motivato con riferimento al mancato possesso di mezzi necessari per il soggiorno ed al mancato chiarimento delle ragioni della richiesta.

E’ legittimo il provvedimento con il quale una Ambasciata italiana ha respinto la richiesta di visto d’ingresso per turismo presentata da un cittadino straniero nel caso in cui quest’ultimo non abbia fornito prova alcuna del possesso di idonee fonti di reddito tali da palesare la probabilità del suo rientro nel Paese di origine e comunque non sia possibile comprendere le reali finalità del viaggio

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio con sentenza n. 5354 del 29 maggio 2009, ha confermato che per l’ingresso nel territorio dei Paesi contraenti, lo straniero per ottenere il visto uniforme avente durata non superiore a tre mesi deve esibire "la documentazione necessaria che giustificano lo scopo e le condizioni del soggiorno previsto, disporre dei mezzi di sussistenza sufficienti, sia per la durata prevista del soggiorno, sia per il ritorno nel paese di provenienza, onde scongiurare il c.d. rischio migratorio, oltre a depositare quella concernente per la finalità del viaggio.
(Immigrazione.biz)

Anche il calcio iraniano protesta contro Ahmadinejad


Alcuni giocatori della nazionale di calcio iraniana, impegnati oggi a Seul in una partita con la Corea del Sud per la qualificazione ai prossimi campionati mondiali, sono scesi in campo con fasce verdi al polso o al braccio. Secondo la CNN: "Un chiaro segno di sostegno per il riformista Mir-Hossein Mousavi e per la battaglia politica che sta conducendo in questi giorni contro la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica Islamica". Il verde è infatti il colore usato da Mousavi nella sua campagna elettorale, sventolato dalle decine di migliaia di persone che in questi giorni sono scese in piazza a Teheran. La CNN ha precisato tuttavia che nessuna spiegazione è arrivata dalla squadra in merito alla fascia indossata intorno al braccio, poi tolta negli spogliatoio durante l'intervallo.
Non è la prima volta che vicende politiche entrano nello sport. Il fatto più eclatante che torna alla memoria avvenne nel 1968 ai giochi olimpici di Città del Messico, quando Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo nella finale maschile dei 200 metri, sollevarono il pugno guantato di nero, portando il Black Power dentro il recinto sacro dello sport. Con quel gesto entrarono nella storia, nella memoria e nei poster di una generazione, pagandolo però con l'isolamento e l'ostracismo per tutta la vita.

venerdì 12 giugno 2009

Criminali in Parlamento

di Peter Gomez (voglioscendere.ilcannocchiale.it)

I piduisti amici del boss mafioso Vittorio Mangano e di altri noti criminali ce l'hanno fatta. Tra ieri e oggi, nel silenzio complice di buona parte della stampa italiana, è stata abolita la libertà di parola. D'ora in poi, salvo ripensamenti del Senato, sarà impossibile raccontare sulla base di atti giudiziari i fatti e i misfatti delle classi dirigenti. Chi lo farà rischierà di finire in prigione da 6 mesi a tre anni, di essere sospeso dall'ordine dei giornalisti e, soprattutto, dal suo giornale, visto che gli editori andranno incontro a multe salatissime, fino a un massimo di 465.000 euro.

Il plurimputato e pluriprescritto Silvio Berlusconi per raggiungere il risultato è stato costretto a ricorrere al voto di fiducia. Le nuove norme contenute nel disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche sono infatti talmente indecenti da risultare indigeste persino a un pezzo importante della sua maggioranza.

Da una parte, s'interviene sul diritto-dovere d'informare con disposizioni grossolane e illiberali stabilendo, per esempio, che le lettere di rettifica vadano pubblicate integralmente (anche dai blog) senza possibilità di replica. Insomma, se un domani Tizio scriverà a un giornale per negare di essere stato arrestato, la sua missiva dovrà finire in pagina, in ogni caso e senza commenti, pur se inviata dal carcere di San Vittore. Dall'altra, per la gioia di delinquenti di ogni risma e colore, si rendono di fatto impossibili le intercettazioni. Gli ascolti saranno infatti autorizzati, con una procedura farraginosa e lentissima, solo in presenza di «evidenti indizi di colpevolezza». Cioè quando ormai si è sicuri che l'intercettato è colpevole. E in ogni caso non potranno durare più di due mesi. Inoltre le microspie potranno essere piazzate solo nei luoghi in cui si è certi che vengano commessi dei reati: detto in altre parole, è finita l'epoca in cui le cimici nascoste nelle auto e nei salotti dei mafiosi ci raccontavano i rapporti tra Cosa Nostra e la politica.

Che Berlusconi e un parlamento formato da nominati e non da eletti dal popolo, in cui sono presenti 19 pregiudicati e una novantina tra indagati e miracolati dalla prescrizione e dall'amnistia, approvi sia pure tra qualche mal di pancia leggi del genere non sorprende. A sorprendere sono invece le reazioni (fin qui pressoché assenti) di quasi tutti i direttori dei quotidiani e dei comitati di redazione dei telegiornali (dai direttori dei tg, infatti, non ci si può aspettare più nulla). Quello che sta accadendo in parlamento dovrebbe essere la prima notizia del giorno. E invece a tenere banco è la visita di Gheddafi e le polemiche intorno alla sua figura di dittatore. Così a furia di parlare di Libia nessuno si accorge di come il vero suk sia ormai qui, a Roma, tra Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi. E di come, tra poco, nessuno potrà più raccontarlo.

giovedì 11 giugno 2009

Boldrini: In Italia meno rifugiati che nel resto d'Europa




Nel giorno dello sbarco a Roma del colonnello Gheddafi, il portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura Boldrini, è tornata, dopo il respingimento in Libia di una nave con a bordo centinaia di migranti e le seguenti polemiche con il ministro della Difesa La Russa, a parlare della questione dei richiedenti asilo e dei rifugiati politici in Italia, in un incontro organizzato ieri a Roma dal Centro Astalli. Secondo la Boldrini è un “mito da sfatare” che sia l’Italia la nazione con la più alta concentrazione di rifugiati politici. “Qui – ha detto - ci sono 38 mila rifugiati, ma in Germania ce ne sono 600 mila, nel Regno Unito 300 mila e in Francia 150 mila. È vero che il numero delle domande di assistenza dei richiedenti asilo in Italia è aumentato dal 2007 (14 mila) al 2008 (31 mila), ma l'aumento è dovuto soprattutto alla situazione dei paesi di provenienza che non è migliorata”. Inoltre, a chi dice che non ci sono richiedenti asilo sulle carrette che attraversano il Mediterraneo, la Boldrini ha risposto che “il 75% degli immigrati che ha raggiunto l'Italia via mare nel 2008 ha fatto domanda di asilo e solo il 50% è riuscito a ottenere assistenza”. “Pertanto- ha proseguito- bisogna rafforzare il processo di integrazione e fare in modo che tutti gli aventi diritto possano usufruire dell'assistenza a loro dovuta”. Parlando poi del ruolo dei media, il portavoce dell'Unhcr ha affermato che questi “non restituiscono agli italiani la completezza delle informazioni sul fenomeno, puntando sull'aspetto minoritario della criminalità e oscurando altri aspetti”. “Raramente nei talk show- ha detto- ho sentito la voce degli immigrati. Eppure non mancano le storie. Ci sono bambini che scappano a dieci anni dalla guerra e raggiungono l’Europa al termine di viaggi che durano anni. Invece di far parlare loro, l’informazione dà la parola agli ‘esperti’ e tutto diventa slogan. Eppure, mi chiedo, ci sarà un motivo per cui tanta gente decide di partire e abbandonare la propria casa per affrontare il mare e venire da noi? Conoscere le storie di queste donne e uomini– ha proseguito- potrebbe aiutarci a capire”. Altro aspetto legato all’informazione è il linguaggio usato in tivù. “Il termine clandestino- ha detto la Boldrini- è un termine spregiativo di cui si abusa. Un conto è essere irregolare, altra cosa essere clandestino”. Ad ogni modo, se alla portavoce dell’Unhcr può far piacere, le segnaliamo che da alcune settimane l’agenzia di stampa ‘Redattore Sociale’ ha stabilito di bandire la parola ‘clandestino’ dai suoi dispacci.

I.M.

Alzetta: "Reato clandestinità bocciato da Csm"

"Il Csm boccia il reato di clandestinità in quanto lede i diritti dei migranti e dei loro figli, inceppa il sistema giudiziario e l'attività delle forze dell'ordine, senza contribuire ad aumentare la sicurezza in Italia. Ridicolo poi infliggere multe a chi è in fuga da un paese provato da guerre e carestie. Il PdL 'se ne infischia' e continua con quella che definisce un legge giusta. Siamo in mano ad una maggioranza governativa priva di ogni senso politico ed istituzionale, che non rispetta i diritti umani fondamentali, nega asilo ed accoglienza a migranti disperati mentre, in parallelo, raccoglie la fiducia su una norma che vieta l'uso di intercettazioni nella lotta alla criminalità». Lo dichiara in una nota Andrea Alzetta, capogruppo capitolino Roma in Action, all'agenzia Omniroma.

martedì 9 giugno 2009

Europa a destra. Tito Boeri: E' l'immigrazione bellezza


Perché i partiti socialdemocratici crollano in tutta Europa proprio in un periodo di recessione? La risposta è nei 26 milioni di immigrati nell'Unione Europea negli ultimi anni. I cittadini sono preoccupati per la sostenibilità del welfare state europeo. E se la soluzione sembra essere in più rigide politiche sull'immigrazione e nelle limitazioni all'accesso allo stato sociale, le coalizioni di destra sono decisamente più credibili. Ma sono politiche inattuabili nel lungo periodo. Esistono alternative ben più efficaci. Senza rinunciare alla redistribuzione.

Le recessioni di norma favoriscono i partiti di sinistra. Il loro appoggio a politiche redistributive è percepito dagli elettori come una forma di assicurazione: durante la crisi si perde il lavoro o si diventa più poveri, ci sarà qualcuno “lassù, al governo” che si preoccuperà di garantire una forma di aiuto di carattere sociale. “Nessuno sarà lasciato indietro” è il motto dei socialdemocratici e il contenuto dell’universalismo nelle prestazioni sociali da loro sostenute. L’età dell’oro dei socialdemocratici nel Parlamento europeo è stata a metà anni Novanta, quando l’Unione Europea aveva tassi di disoccupazione a due cifre e usciva da una pesante recessione. La supremazia del gruppo socialista a Strasburgo è finita quando la disoccupazione ha iniziato a convergere verso i livelli degli Stati Uniti e il tasso di occupazione ad avvicinarsi agli obiettivi di Lisbona. E invece, questa recessione, la più grave del Dopoguerra, è andata di pari passo con l’affermazione elettorale di movimenti di destra e xenofobi in tutto il Vecchio Continente e con la disfatta proprio di quei partiti che storicamente hanno contribuito di più alla costruzione del welfare state europeo.

UN'ARMA DI ESCLUSIONE SOCIALE DI MASSA

Com’è potuto accadere? La risposta è l’immigrazione. Negli ultimi venti anni più di 26 milioni di persone sono arrivate nell’Unione Europea a 15 contro i poco più di 20 milioni di emigrati negli Stati Uniti, di 1,6 milioni in Australia e meno di un milione in Giappone. Dal 2000, paesi come l’Irlanda e la Spagna, ora particolarmente colpiti dalla crisi, hanno visto raddoppiare il rapporto tra popolazione straniera e indigena. Certo questi flussi sono precedenti alla recessione e, anzi, durante la crisi l’immigrazione tende a diminuire: approssimativamente del 2 per cento per ogni punto percentuale di caduta del prodotto nel paese di destinazione. Ma a preoccupare gli europei è la combinazione di una forte e recente immigrazione, della recessione e del welfare state. I dati dell’European Social Survey rivelano un marcato deterioramento della percezione dei migranti da parte degli europei a partire dal 2002. Questo deterioramento è dovuto alla preoccupazione che gli immigrati siano un peso fiscale in quanto beneficiari dei generosi trasferimenti di carattere sociale garantiti dall’Europa, “la terra della redistribuzione”. Paradossalmente, le politiche redistributive introdotte con l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale sono diventate un’arma di esclusione sociale di massa. Ora che i deficit pubblici salgono alle stelle e la disoccupazione torna su livelli a due cifre, gli autoctoni hanno la legittima preoccupazione che anche i più strenui difensori delle politiche redistributive saranno costretti a tagliare le prestazioni sociali, a meno che non riescano a limitare l’immigrazione o almeno l’accesso degli immigrati al welfare. Ma per motivi ideologici, i partiti di sinistra non possono perseguire politiche che introducono barriere o un accesso asimmetrico al welfare per gli immigrati. Le coalizioni di destra e i movimenti xenofobi sono più credibili dei socialdemocratici nel perseguire politiche di questo tipo. L’Italia di destra e la Spagna di sinistra ne sono un buon esempio. In Italia, dai trasferimenti sociali ai poveri sono esclusi a priori coloro che non hanno un passaporto italiano, indipendentemente dal fatto che siano immigrati legali o clandestini e che abbiano pagato le tasse. Intanto, le barche dei disperati vengono respinte verso la Libia e nessuno sa dove da saranno portate queste persone. In Spagna i trasferimenti sociali sono estesi ai cittadini stranieri e di recente il governo ha pubblicato un rapporto che documenta il contributo decisivo dato dall’immigrazione nel boom economico degli ultimi dieci anni. Il Ministero del Lavoro è stato ribattezzato Ministero del Lavoro e dell’Immigrazione. Non è il Ministero degli Interni, come da noi, ad avere la titolarità di queste politiche.

LE ALTERNATIVE POSSIBILI

La faccia rassicurante dei socialdemocratici si sta trasformando in un incubo proprio per quei cittadini europei che rappresentano il loro elettorato tradizionale: operai, persone con reddito basso o che vanno avanti grazie ai sussidi del welfare. Devono quindi i socialdemocratici rinunciare ai loro ideali opure rassegnarsi a scomparire? Non necessariamente. In primo luogo, non è affatto detto che le misure volte a rendere più rigide le politiche sull’immigrazione e a limitare l’accesso al welfare per gli immigrati rappresentino la risposta migliore alle preoccupazioni dell’opinione pubblica al di là del brevissimo periodo. La recessione è destinata a durare a lungo, e non è semplice mettere in pratica le restrizioni all’immigrazione, come dimostra l’alto numero di immigrati illegali che vivono nell’Unione Europea. E’ difficile anche limitare l’accesso al welfare da parte degli immigrati: l’esperienza degli Stati Uniti ci dice che queste restrizioni possono essere ribaltate dai pronunciamenti dei tribunali, in particolare in quei paesi dove l’immigrazione è già forte e consolidata.
Così anche le politiche oggi premiate dagli elettori possono non dare quei risultati rassicuranti che promettono. Invece di imitare i loro avversari, i socialdemocratici dovrebbero cercare di riformare i loro programmi di welfare rendendoli maggiormente proattivi e rafforzandone le basi assicurative. Questo significa che la possibilità di ricevere i sussidi deve essere subordinata al pagamento dei contributi (gli immigrati sono ovunque contribuenti netti) e che gli abusi debbono essere sanzionati sia sotto il profilo sociale che amministrativo. La Danimarca e la Svezia sono i paesi che hanno fatto i passi più importanti nella riforma delle politiche sociali in questa direzione: è solo un caso che i partiti di centrosinistra di questi due paesi siano le uniche formazioni politiche pro-welfare a non essere state sconfitte in queste elezioni europee?

(Fonte: La Voce)

lunedì 8 giugno 2009

Iniziata il 3 giugno la raccolta firme contro legge toscana sull'immigrazione

Destra Fiamma Tricolore, Forza Nuova per referendum contro legge Toscana

La Destra, Fiamma Tricolore e Forza Nuova di Firenze hanno iniziato una raccolta di firme per chiedere un referendum volto ad abrogare "la scellerata legge regionale che apre le porte della Toscana all'immigrazione selvaggia e per bassi motivi elettoralistici regala, sia agli immigrati regolari che a quelli irregolari, diritti che, nei fatti, sono negati agli italiani". Lo ha dichiarato Corrado Olivotti, candidato alla Presidenza della Provincia di Firenze per "Popolo Città Nazione" il 3 giugno scorso alla AdnKronos.

sabato 6 giugno 2009

Il Viminale: "Non più di sei mesi per cercare lavoro"

Bocciate le aperture delle Questure, deroghe "solo in casi eccezionali e straordinari". I sindacati: "Serve più tempo, situazione esplosiva"

di Elvio Pasca(Stranieri in Italia)


Il permesso per attesa occupazione deve durare al massimo sei mesi. Gli immigrati disoccupati che non trovano un nuovo posto di lavoro entro quel periodo di tempo se ne devono tornare a casa.
È la linea dura sposata da una circolare del ministero dell’interno, che richiama così all’ordine le Questure di tutta Italia. Vengono bocciate quindi, ad esempio, le scelte degli uffici immigrazione di Verona e Treviso, che dopo le pressioni di immigrati e parti sociali stanno accordando proroghe fino a un anno dei permessi per attesa occupazione, una sorta di ammortizzatore sociale ad hoc per fronteggiare i licenziamenti dovuti alla crisi economica.
Il ministero richiama il testo Unico sull’Immigrazione, che prevede che quel permesso duri “fino a sei mesi”. E sottolinea un passaggio del regolamento d’attuazione, secondo il quale "allo scadere del permesso di soggiorno per motivi di attesa occupazione lo straniero deve lasciare il territorio dello Stato” se non ha un nuovo contratto.
“La fissazione di tempi definiti per consentire allo straniero il reimpiego nel nostro Paese risponde alla esigenza di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica” ribadisce ancora il Viminale. E raccomanda che ”I'eventuale possibilità di interveti a carattere discrezionale in materia sia limitata esclusivamente a casi eccezionali, aventi carattere di straordinarietà”.

I sindacati: "Serve più tempo, situazione esplosiva"

Le richieste che arrivano dal territorio, dove la crisi fa sentire i suoi effetti, vanno però in tutt’altra direzione. “Servono soluzioni e scelte nuove per la crisi, almeno per permettere anche agli immigrati di godere degli ammortizzatori sociali” dice Maurizio Bove, della Cisl di Milano. “Ad esempio – propone Bove - bisognerebbe dare un permesso a chi, in attesa di trovare un nuovo lavoro, frequenta un tirocinio formativo per riqualificarsi”.
“I permessi per attesa occupazione stanno scadendo, e tantissime persone rischiano di diventare clandestini” denuncia Enzo Annibale, dell’Ufficio stranieri della Cgil di Napoli. “Abbiamo girato la richiesta di una proroga alla Questura ma non ci hanno risposto, ci vuole una battaglia a livello nazionale”.
Qamil Zeinati , sindacalista Uil e presidente dell’associazione albanese Sopoti, parla di una situazione esplosiva. “Senza rinnovi, che allineino i permessi almeno alla durata dei sussidi di disoccupazione, migliaia di persone non sapranno cosa fare” dice. “Solo a Prato – racconta Zeinati– la crisi del tessile ha bruciato dodicimila posti di lavoro in due anni. Se non ci si mette intorno a un tavolo per trovare una soluzione, qui scoppia una rivolta”.

La circolare del Min. dell'Interno

venerdì 5 giugno 2009

Cinquanta persone sbarcate oggi nel Bel Paese

Venti afghani, di cui due minorenni, scoperti dalla Guardia di Finanza nel porto di Ancona; dieci Nordafricani sorpresi dai Carabinieri a Carbonia, in Sardegna; infine altri venti tra afghani e iracheni scoperti nel porto di Bari dalla Polizia di frontiera. Cinquanta persone in tutto, che hanno raggiunto clandestinamente l'Italia. Seguendo rotte già battute ma rispolverate da quando il 'patto' tra Libia e Italia è stato reso operativo. E così se a Lampedusa i due Cie si stanno svotando, i migranti approdano in altri lidi. Numerosi come prima e alla faccia degli accordi tra Italia e Libia.

mercoledì 3 giugno 2009

Bolaffi: "Allargare la cittadinanza"

"II testo risale al 1913, quando dall'Italia si emigrava"

"L'Italia continua ad essere l'unica delle grandi nazioni dell'immigrazione internazionale a non aver modificato le norme sulla naturalizzazione ed i requisiti per la concessione della cittadinanza agli stranieri. Problemi che l'Italia non può più permettersi di fare finta di non vedere. Rinviando decisioni dalle quali dipende molto di come e quale sarà la sua futura identità".

E' l'appello lanciato dalle pagine del Corriere Economia di oggi da Guido Bolaffi, esperto internazionale sull'immigrazione.

"Sull'immigrazione in Italia - spiega Bolaffi - si continua a scherzare col fuoco", continuando ad usare con gli immigrati "regole e modelli che complicano se non addirittura impediscono la piena integrazione nella comunità nazionale di quanti lo vogliono e lo meritano".

Secondo Bolaffi, per capire bene il valore di un radicale ed auspicabile cambiamento della legge sulla cittadinanza è necessario riflettere sui dati dei minori stranieri che vivono in Italia.

martedì 2 giugno 2009

Berlusconi: "Da 15 giorni niente sbarchi in Italia"

"La politica dei respingimenti attuata dal governo sta funzionando: sono 15 giorni che non sbarcano clandestini sulle nostre coste". E' un Silvio Berlusconi visibilmente soddisfatto per quanto sta facendo il suo governo in materia d'immigrazione quello visto a Firenze. La collaborazione con la Libia prosegue a gonfie vele (si fa per dire...), tant'è che il segretario generale per la Sicurezza pubblica di Tripoli, il generale Al-Obeidi, sarà ricevuto domani al Viminale dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, proprio per definire di concerto una serie di proposte in materia di immigrazione che l'Italia intende presentare giovedì prossimo al Consiglio dei ministri della Giustizia e dell'Interno dell'Unione europea. Da segnalare, inoltre, che la scorsa notte è stato intercettato alle isole Canarie il primo barcone arrivato nell'arcipelago spagnolo dallo scorso 31 marzo. L'imbarcazione, con 22 immigranti a bordo, è arrivata a notte fonda al porto di Arrecife dopo essere stata intercettata da una nave pattuglia della Guardia Civil, che lo ha scortato fino a terra. Tutti gli occupanti stanno bene. Con questo arrivo sale a 1.318 il numero di immigranti arrivati alle Canarie quest'anno, un 52% in meno rispetto allo stesso periodo dell' anno scorso.

lunedì 1 giugno 2009

Toscana: approvata nuova legge immigrazione tra le polemiche

In controtendenza rispetto a quanto sta accadendo nel resto d'Italia, il Consiglio regionale della Toscana ha approvato a maggioranza, con il voto contrario del centrodestra, la nuova legge sull'immigrazione che prevede, tra l'altro, anche assistenza per i clandestini. La legge sostiene che tutte le «persone dimoranti» nel territorio regionale, «anche se prive di titolo di soggiorno», possono fruire degli «interventi socio-assistenziali urgenti e indifferibili, necessari per garantire il rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti ad ogni persona in base alla Costituzione ed alle norme internazionali». Si promuove «l'estensione del diritto di voto» e si prevede di «rendere concretamente fruibili in ogni ente del servizio sanitario regionale tutte le prestazioni previste per i cittadini stranieri non iscritti al servizio sanitario regionale». I cittadini stranieri inoltre «accedono ai bandi per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica». Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, si è detto contrario all'iniziativa e promesso battaglia. "La Regione Toscana ha approvato una legge-carta straccia in favore degli extra comunitari clandestini- ha detto Gasparri- andando in aperto contrasto con la Costituzione. Spazzeremo via questa normativa, che conferma come la sinistra italiana preferisca chi entra illegalmente nel nostro paese ai cittadini italiani". Di tutt'altro avviso la vicepresidente della Camera dei deputati Rosy Bindi (Pd): "La Toscana si conferma patria del diritto. Con la nuova legge sull'immigrazione dimostra di guardare al futuro e di rendere attuali e attuabili i principi di uguaglianza, rispetto della dignità umana, legalità e solidarietà che grandi toscani come La Pira e Calamandrei hanno infuso nella nostra Costituzione".
Ultim'ora:

IMMIGRAZIONE: SCOPERTI CLANDESTINI IN TIR NEL PORTO DI BARI (ANSA) - BARI, 1 GIU - Stavano cercando di entrare clandestinamente in territorio italiano, ma giunti nel porto di Bari 21 persone (20 afgani e un iracheno) sono state scoperte dalla polizia di frontiera e dalla Guardia di finanza. Gli extracomunitari erano nascosti nel doppiofondo di un camion carico di peperoni sott'olio appena sbarcato dalla motonave Polaris giunta dalla Grecia. Il conducente del mezzo, Alfred Brunner, di 41 anni di nazionalità austriaca, è stato arrestato con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Agli investigatori i clandestini hanno detto di aver pagato tremila euro ciascuno per essere condotti in Italia, a un'organizzazione che avrebbe base in Grecia. Per loro è stato disposto il rimpatrio. (ANSA)

Commento.
Se fosse vera quest'Ansa ci troveremmo di fronte a un fatto molto grave. Le 21 persone sbarcate a Bari infatti, se provenienti da Afghanistan e Irak come dice l'agenzia, avrebbero diritto di sapere che hanno la possibilità di chiedere asilo politico, in quanto provenienti da Paesi in guerra.

A Treviso e Verona il permesso per attesa occupazione dura fino a un anno

Gli immigrati che perdono il posto a Treviso - ma anche a Verona - avranno più tempo per cercare un nuovo lavoro. Non più sei mesi ma un anno. Una sorta di ammortizzatore sociale per non aggravare ulteriormente la condizione dei lavoratori stranieri vittime della crisi economica. "Ci arrivano molte richieste d’aiuto da immigrati che hanno perso il posto. Anche nel mio condominio c’è una persona che è in Italia regolarmente da 15 anni, ma da sei mesi non ha lavoro e ora gli è scaduto il permesso. Non i possono applicare le leggi come se una lunga permanenza in Italia non avesse senso” ha denuncia Modou Diop, presidente di Cittadinanza Attiva, coordinamento di 40 associazioni di immigrati.“Venerdì scorso –racconta Diop - ne abbiamo parlato al Questore Carmine Damiano e ci ha assicurato che il permesso per ricerca lavoro non verrà revocato dopo sei mesi. È una scelta giusta, la crisi non se l’aspettava nessuno e servono interventi straordinari: se si salvano le banche e le imprese, bisogna salvare anche chi ha lavorato qui fino a ieri”. “È una conquista importante, che arriva dopo la grande manifestazione che il 16 maggio ha portato in piazza gli immigrati e i sindacati. La crisi economica ha colpito le piccole e medie imprese del trevigiano che danno lavoro a molti immigrati, qui ogni dieci licenziati ci sono tre stranieri” commenta Franco Marcuzzo, dell’Anolf Cisl. “La decisione della Questura allenta quindi molte tensioni. Condannare all’irregolarità persone che finora erano perfettamente integrate – conclude Marcuzzo - avrebbe creato un disagio sociale diffuso, che si sarebbe sommato alla crisi”. Una ragionamento valido, tant'è che è stato adottato anche dalla Questura di Verona. La speranza è che possa estendersi in tutta la Penisola.