giovedì 11 giugno 2009

Boldrini: In Italia meno rifugiati che nel resto d'Europa




Nel giorno dello sbarco a Roma del colonnello Gheddafi, il portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura Boldrini, è tornata, dopo il respingimento in Libia di una nave con a bordo centinaia di migranti e le seguenti polemiche con il ministro della Difesa La Russa, a parlare della questione dei richiedenti asilo e dei rifugiati politici in Italia, in un incontro organizzato ieri a Roma dal Centro Astalli. Secondo la Boldrini è un “mito da sfatare” che sia l’Italia la nazione con la più alta concentrazione di rifugiati politici. “Qui – ha detto - ci sono 38 mila rifugiati, ma in Germania ce ne sono 600 mila, nel Regno Unito 300 mila e in Francia 150 mila. È vero che il numero delle domande di assistenza dei richiedenti asilo in Italia è aumentato dal 2007 (14 mila) al 2008 (31 mila), ma l'aumento è dovuto soprattutto alla situazione dei paesi di provenienza che non è migliorata”. Inoltre, a chi dice che non ci sono richiedenti asilo sulle carrette che attraversano il Mediterraneo, la Boldrini ha risposto che “il 75% degli immigrati che ha raggiunto l'Italia via mare nel 2008 ha fatto domanda di asilo e solo il 50% è riuscito a ottenere assistenza”. “Pertanto- ha proseguito- bisogna rafforzare il processo di integrazione e fare in modo che tutti gli aventi diritto possano usufruire dell'assistenza a loro dovuta”. Parlando poi del ruolo dei media, il portavoce dell'Unhcr ha affermato che questi “non restituiscono agli italiani la completezza delle informazioni sul fenomeno, puntando sull'aspetto minoritario della criminalità e oscurando altri aspetti”. “Raramente nei talk show- ha detto- ho sentito la voce degli immigrati. Eppure non mancano le storie. Ci sono bambini che scappano a dieci anni dalla guerra e raggiungono l’Europa al termine di viaggi che durano anni. Invece di far parlare loro, l’informazione dà la parola agli ‘esperti’ e tutto diventa slogan. Eppure, mi chiedo, ci sarà un motivo per cui tanta gente decide di partire e abbandonare la propria casa per affrontare il mare e venire da noi? Conoscere le storie di queste donne e uomini– ha proseguito- potrebbe aiutarci a capire”. Altro aspetto legato all’informazione è il linguaggio usato in tivù. “Il termine clandestino- ha detto la Boldrini- è un termine spregiativo di cui si abusa. Un conto è essere irregolare, altra cosa essere clandestino”. Ad ogni modo, se alla portavoce dell’Unhcr può far piacere, le segnaliamo che da alcune settimane l’agenzia di stampa ‘Redattore Sociale’ ha stabilito di bandire la parola ‘clandestino’ dai suoi dispacci.

I.M.

Nessun commento:

Posta un commento