sabato 23 maggio 2009

Blangiardo: Gli immigrati non arresteranno il declino demografico

di Giorgio Paolucci (Avvenire)
I numeri non sono tutto, ma aiu­tano a capire cosa sta accaden­do, cosa accadrà e cosa è utile fare. Lo dice un demografo di fama come Gian Carlo Blangiardo, do­cente all’università di Milano Bi­cocca, responsabile del settore sta­tistica dell’Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) e gran cono­scitore del pianeta immigrazione, al quale ha dedicato decine di stu­di e ricerche.

Cosa ci mostrano gli occhiali del demografo?

Dicono che con 5 milioni di stra­nieri, di cui 4 milioni di regolari, siamo arrivati a livelli inimmagi­nabili fino a poco fa. E che se si continua con i ritmi del 2007 e 2008, che hanno registrato mezzo milione di ingressi all’anno, la po­polazione straniera è destinata a raddoppiare ogni cinque anni. Con conseguenze importanti sul piano demografico, sociale e culturale, che non credo saremmo in grado di reggere.

È cambiata anche la composizio­ne del 'pianeta immigrazione'?
Più della metà proviene dall’Euro­pa dell’Est, i romeni guidano la classifica delle nazionalità con 780mila residenti, seguiti dagli al­banesi con 440mila, mentre i ma­rocchini che fino a qualche tempo fa erano in testa ora sono al terzo posto. E in generale le provenien­ze africane stanno perdendo peso percentuale, anche se lo spazio che giornali e televisioni dedicano agli sbarchi sulle nostre coste induce molta gente a pensare il contrario.

In effetti la comunicazione me­diatica enfatizza i fatti più clamo­rosi ma non sempre coglie le au­tentiche linee di tendenza…

Proprio così. Qualche esempio? L’aumento dei nuclei familiari: or­mai su tre permessi di soggiorno, uno viene rilasciato per motivi di famiglia e due per lavoro, mentre negli anni Novanta il rapporto era di uno su quattro. Un altro esem­pio: i minorenni sono 800mila, il 22 per cento del totale, la metà dei quali è nata qui, e quindi quando arriva a scuola ha già cominciato un processo di integrazione lin­guistica e culturale. E ancora, au­mentano le imprese di cui è tito­lare uno straniero, un altro indica­tore del progressivo radicamento.

Dunque, l’integrazione galoppa?
I segnali positivi non mancano, ma i numeri che citavo prima (un mi­lione di nuovi ingressi nello spazio di due anni) esigono una grande capacità di governo. E forse qual­che aggiustamento di tiro per il fu­turo. La forte cresci­ta, specie nelle gran­di aree urbane e al Nord, ha fatto emer­gere una 'sindrome da accerchiamento', non sempre motiva­ta e spesso strumen­talizzata a fini politi­ci, ma con la quale si devono fare i conti, prima che la convi­venza degeneri.

Il nostro Paese sa­rebbe in grado di fa­re a meno degli immigrati sul pia­no economico?

La loro funzionalità alle esigenze del mercato del lavoro è fuori di­scussione, ma questo non deve di­ventare un refrain che giustifica i­niezioni massicce di manodopera straniera che si rivelerebbero con­troproducenti, anche nei confron­ti degli immigrati che già risiedo­no tra noi. Nei prossimi anni il si­stema Italia perderà una grande quantità di forza lavoro, soprattut­to al Sud, in conseguenza della ca­duta del livello di fecondità delle popolazioni meridionali. Ma la mancanza di forza lavoro non sarà necessariamente un elemento traumatico, piuttosto un’occasione di riequilibrio della situazione oc­cupazionale, in particolare tra i gio­vani.

Gli stranieri salveranno l’Italia dal declino demografico?
Anche in questo campo, uno sguardo ravvicinato alle tendenze che si vanno affermando mette in crisi certi luoghi comuni consoli­datisi nel tempo. Nel 2006 la po­polazione straniera aveva un tasso di 2,5 figli per donna, nel 2008 si è scesi a quota 2,12. Le dinamiche della fecondità delle immigrate si muovono verso il basso, e in alcu­ne città siamo già scesi sotto i li­velli di ricambio generazionale, che è di due figli per donna. In u­na prospettiva di medio-lungo periodo, dire che gli immi­grati risolvono i problemi de­mografici di questo Paese vuol dire na­scondere la te­sta sotto la sab­bia.

I lavoratori stranieri sono in gran parte gio­vani: saranno decisivi per le sorti del sistema pensionistico?
È vero che contribuiscono ad argi­nare la crisi della nostra previden­za, ma non possono invertire la tendenza generale all’invecchia­mento della popolazione, a meno di ingressi ancora più massicci nel mercato del lavoro, che peraltro (come ho detto prima) innesche­rebbero conseguenze sul piano della convivenza. Insomma, l’im­migrazione è utile a certe condi­zioni. E certamente non è la pana­cea di certi problemi nazionali. La funzionalità della manodopera straniera al mercato del lavoro è fuori discussione. Ma gli immigrati non sono decisivi né per arrestare il declino demografico né per il sistema pensionistico.

mercoledì 20 maggio 2009

Gelmini: corsi intensivi di italiano per stranieri per far conoscere la Costituzione

(www.immigrazioneoggi.it)

Distribuire gli studenti immigrati in varie classi favorisce l’integrazione. È quanto affermato ieri dal Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, durante il G8 degli Enti di Ricerca in svolgimento a Venezia.
Per la Gelmini “la scuola è chiamata ad assolvere in maniera sempre più efficace la funzione di integrare gli studenti immigrati, che è un problema di natura didattica, e quindi è bene valorizzare le migliori esperienze”.
Il Ministro ha poi sottolineato come “la politica non debba colorare troppo questo tema e accendere polemiche inutili”.
La distribuzione per Maria Stella Gelmini “è forse il modo migliore per favorire una condivisione della didattica e una maggiore integrazione”. Il Ministro ha quindi ricordato che il Governo ha disposto l’utilizzo di risorse per corsi intensivi di italiano e per far conoscere la Costituzione, la nostra Bibbia laica”.

Berlusconi: "Cie come lager"

«È molto meglio esaminare nei luoghi di partenza se gli immigrati possano avere diritto di asilo. Non vorrei dirlo, ma questi campi di identificazione assomigliano molto a campi di concentramento», ha detto Berlusconi in conferenza stampa all'Aquila insieme al presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso. «Da oggi in Libia c'è un'agenzia Onu che esamina le richieste degli immigrati che intendono venire in Italia e toglie loro il disagio di essere inseriti in campi dove la loro libertà è limitata per poi magari essere rispediti nel loro Paese d'origine», ha aggiunto Berlusconi. «Per noi il respingimento ha come premessa l'aiuto che viene fornito a questi immigrati e negli ultimi giorni abbiamo osservato che i respingimenti funzionano come deterrenza alle partenze». Barroso ha aggiunto che sull'immigrazione clandestina «l'Ue è disposta a dare una risposta forte con gli strumenti a sua disposizione. Sappiamo che la situazione è molto seria e difficile soprattutto in Italia e a Malta. Dobbiamo fare in modo che i battelli non lascino i Paesi garantendo il controllo delle coste insieme agli Stati da cui si parte, senza violare il diritto di asilo e la possibilità di richiederlo». La Commissione europea appoggerà l’Italia se chiederà che la questione dell’immigrazione sia messa all’ordine del giorno nel vertice Ue di giugno. (Estratto del Corsera)

Toscana: voto e servizio civile per gli immigrati

La nuova legge oggi al vaglio del consiglio regionale: "Siamo multietnici"
Nencini: è una proposta avanzatissima sul piano dell´integrazione


di Simona Poli
(La Repubblica)

Assistenza sanitaria e sociale a chi non ha il permesso di soggiorno, estensione del diritto di voto alle amministrative agli stranieri residenti, possibilità per i giovani migranti tra i 18 e i 25 anni di svolgere il servizio civile volontario, rapido riconoscimento dei titoli di studio acquisiti all´estero, accesso alle graduatorie per l´edilizia popolare, corsi di formazione professionale finanziati dalla Regione, campagne di informazioni sul diritto alla salute e di contrasto alle pratiche di mutilazione genitale femminile. La nuova legge sull´immigrazione che oggi verrà discussa in consiglio regionale sembra quasi ribaltare la prospettiva che orienta il disegno di legge del governo sulla sicurezza già approvato alla Camera. «Consideriamo gli immigrati una ricchezza, non un problema», dice il socialista Riccardo Nencini, presidente del consiglio toscano. «Mentre a Roma si parla solo di sbarchi e respingimenti, a Firenze si prende atto che la nostra società è già pienamente multietnica, con oltre 275 mila stranieri stabili che rappresentano il 7,5 per cento della popolazione». Sull´impianto normativo Nencini ha una sola perplessità: «Trovo troppo generico l´articolo sull´edilizia abitativa, credo che si debba fissare una quota di alloggi per gli stranieri che sia omogenea alla loro presenza numerica in Toscana. Ma è chiaro che la proposta è avanzatissima sul piano dell´integrazione e che la Toscana con questo testo dà un segnale politico importante». Segnale che, secondo il capogruppo di Forza Italia Alberto Magnolfi va in totale controtendenza rispetto alla linea di Maroni: «La legge introduce elementi di forte ambiguità, perché non distingue tra regolari e irregolari basandosi su "buoni sentimenti" che sul piano giuridico non so quanto siano traducibili». Il Pdl voterà contro? «Ovviamente. Siamo convinti che nel testo ci siano parti di dubbia costituzionalità. In più nel momento in cui il governo va in tutt´altra direzione, si fa della Toscana una sorta di terra rifugio ideale per i clandestini, col rischio che ci sia un´ondata di arrivi». L´assessore alle politiche sociali Gianni Salvadori, che firma la proposta di legge, sottolinea la concretezza del provvedimento: «Mentre Berlusconi taglia a zero il fondo nazionale per l´integrazione mentre noi in Toscana lo finanziamo con 2 milioni di euro», spiega. «Come istituzioni locali vogliamo governare il fenomeno immigrazione e non trattarlo solo come una questione di ordine pubblico e sicurezza. La differenza tra le domande di sanatoria presentate e quelle accolte è 35 mila: vogliamo chiamare queste persone di cui conosciamo nome e indirizzo "clandestini"? La verità è che apriamo una riflessione unica per ora in Italia, che accoglie il concetto di interazione tra istituzioni, migranti e tutti quei settori della società che si occupano di questo mondo». Il governo impugnerà la legge toscana? «Non credo che lo possa fare», sostiene il costituzionalista Stefano Merlini. «I principi ribaditi in questo testo non contrastano né con la Costituzione né con i trattati internazionali, semmai è il governo a contraddirli». E contro il disegno di legge Maroni parte da oggi uno sciopero della fame a staffetta promosso dall´associazionismo fiorentino.

venerdì 15 maggio 2009

Camere penali: ddl sicurezza poco efficace, no a ronde, aumento pene e reato clandestinità

(Il Messaggero)

Il ddl sicurezza è «scarsamente efficace: per creare sicurezza non si deve ricorrere all'innalzamento delle pene perché sono strumenti spuntati a questo fine». Lo ha detto il presidente dell'Unione camere penali italiane, Oreste Dominioni, oggi a Roma, a margine di un convegno sulla testimonianza del minore in un giusto processo. Dominioni ha espresso «totale dissenso» verso le ronde, perché «rischiano di fomentare scontri anziché sedarli. L'esclusività dell'autorità di intervento dello Stato ha proprio questa ragione». L'Ucpi è contraria anche «all'escalation che tende a rendere sempre più duro il carcere duro» e al prolungamento a 6 mesi della permanenza nei Cie («non si capisce se ciò sia necessario al fine dell'identificazione e, per di più, se è giusto affidare il caso al giudice di pace: è pericoloso affidare una materia a così alto tasso di emotività a un giudice non professionale»).

No inoltre al reato di clandestinità, all'aggravante di clandestinità in caso di reato e all'istituzione del reato di oltraggio, «abolito già dal legislatore pre repubblicano. Avevamo mosso delle critiche anche al progetto di Mastella ci sono delle linee bipartisan su queste materie e questo è preoccupante per la cultura civile e giuridica».

mercoledì 13 maggio 2009

Approvato il ddl sicurezza alla Camera dei deputati


Alla Camera dei deputati è stato approvato oggi il disegni di legge sulla sicurezza, grazie al voto di fiducia dato al governo. Rispetto al testo passato in Senato sono stati modificati alcuni punti. In particolare è stato soppresso l'articolo che eliminava il divieto di segnalazione dei clandestini che si curano negli ospedali mentre è stato reintrodotto (art. 45) il prolungamento da due a sei mesi del tempo di permanenza massima nei Centro d’espulsione. Per l'approvazione definitiva il ddl deve ora tornare in Senato. Di seguito le principali novità sul fronte immigrazione:

-il ddl alza da sei mesi a due anni (tre per i residenti all’estero), il termine dopo il quale chi ha sposato un italiano può chiedere la cittadinanza. I tempi di dimezzano se ci sono figli nati o adottati dalla coppia; (art. 4)
- prevede un contributo di 200 euro sulle richieste di cittadinanza; (art.4)
- obbliga i cittadini stranieri che vogliono sposarsi in Italia a esibire il permesso di soggiorno (i clandestini, quindi, sono esclusi) (art.6);
- introduce il reato di ”ingresso e il soggiorno illegale nel territorio dello Stato”. Non verrà punito con il carcere, ma con una multa da 5 mila a 10 mila euro e l’espulsione(art. 21);
- subordina l’iscrizione dei cittadini stranieri all’anagrafe alla verifica da parte del Comune dell’idoneità dell’immobile in cui abitano (art. 42)
- obbliga funzionari dei money transfer a segnalare alla polizia gli immigrati privi di permesso di soggiorno che non lo hanno. (art. 43);
- prevede l’esibizione del permesso di soggiorno per gli atti stato civile (registrazioni di nascita o i riconoscimenti di figli naturali) (art. 45);
-introduce un contributo sulla domanda di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno che andrà da un minimo di 80 a un massimo di 200 euro(art. 45);
- prevede il superamento di un test di italiano per chi chiede la carta di soggiorno (art. 45);
- obbliga i cittadini stranieri a sottoscrivere un ”accordo di integrazione” con un punteggio che crescerà o diminuirà in base al loro comportamento. Chi esaurisce i punti, perderà il permesso e sarà espulso (art. 47);
(scheda Uil)

Nulla osta a Roma: servizio più veloce se online


di Italo Mastrangeli (Famiglia Musulmana)

Intervista al vice prefetto Emilia Zarrilli (Sportello Unico Immigrazione di Roma)

L’ampia sala affollata da centinaia di immigrati che attendono il proprio turno. L’aria che man mano che passano le ore si fa più densa, irrespirabile. I display luminosi spenti, gli impiegati costretti, dopo ogni pratica, a lasciare la postazione e a sgolarsi per chiamare il numero successivo. Un giorno come un altro allo Sportello unico immigrazione della Prefettura di Roma di via Ostiense. “La situazione che ho ereditato- dice il viceprefetto Emilia Zarrilli, da un anno a capo dello Sportello unico immigrazione- è drammatica. Ma qualcosa abbiamo fatto”. Qui, ci si viene o per avere il nulla osta per motivi di lavoro o per il ricongiungimento familiare. Il primo è un documento indispensabile per ogni straniero che vuole mettersi in regola. Il secondo serve all’immigrato per portare in Italia i parenti a lui più prossimi. “Ero estranea a questo mondo- dice il viceprefetto Zarrilli-. Ma ho capito presto che in questo campo ci sono dei risvolti umani importanti. Una volta- racconta- ero da poco arrivata, un signore albanese con un aspetto poco raccomandabile è venuto nel mio ufficio. Avevo un po’ di timore, ma egli, appena mi ha vista, mi ha abbracciata e si è messo a piangere perché, dopo tanto tempo, eravamo riusciti a sbloccare la pratica e a far venire la sua famiglia in Italia. Mi ha regalato persino una bottiglia di vino- prosegue-. Per brindare alla loro salute”. A Famiglia Musulmana, il viceprefetto racconta gli sforzi fatti per superare gli intoppi che intasano il sistema. Un castello di carte bollate degno del miglior Kafka.
Qual è la situazione dei ricongiungimenti familiari?
Le domande sono tantissime. Grazie al nuovo sistema online la procedura è più snella e i tempi d’attesa minori. Abbiamo chiuso tutte le richieste del 2006 (che sono andate avanti fino all’aprile del 2008), salvo qualche eccezione: le domande presentate nei primi tre mesi del 2008. I problemi sono nati perché la domanda, invece di essere inviata per via telematica, è stata portata a mano. Così facendo però ha fatto un giro largo con tempi lunghissimi. Dunque, mi raccomando: usate il sistema online!
E dei nulla osta lavoro?
A causa delle molte pratiche ancora da smaltire abbiamo incentrando tutta l’attività sul decreto flussi e siamo riusciti, sollecitando anche il Ministero del Lavoro, a rilasciare i nulla osta nel tempo record di 41 giorni. Un intervento necessario perché siamo nel 2009 e ancora bisogna chiudere il decreto flussi del 2007. Pensavamo di finire tra aprile e maggio ma abbiamo dovuto rallentare perché ci sono ancora 2.800 richieste del 2007 ferme in Questura, dove stanno cambiando il server. Speriamo la situazione si risolva presto. Noi siamo pronti.
Un problema anche per gli stagionali?
No, gli stagionali hanno una sorta di corsia preferenziale, più veloce.
Cos’è che genera ritardi?
Da una parte abbiamo problemi interni: carenza di personale, impiegati preparati ma precari, eccetera. Inoltre, il sistema è farraginoso. Ad esempio, per ogni nulla osta lavoro bisogna attendere il parere dei centri per l’impiego. Un passaggio inutile che allunga di 20 giorni i tempi del rilascio. Per accelerare, molto spesso abbattiamo quest’attesa e procediamo oltre. Poi ci sono problemi successivi, come quando il lavoratore straniero si reca al suo Paese e l’ambasciata ritiene ci sia discrepanza tra i dati. Con alcune ambasciate possiamo aggiornare in tempo reale i dati erronei (nomi sbagliati, invertiti ecc.) grazie all’help desk. Altre invece non accettano questo sistema ed è necessario usare il sistema cartaceo coinvolgendo il Ministero degli Esteri. Cosa che rallenta molto la procedura. Inoltre quando c’è discrepanza dobbiamo riaprire la pratica e chiedere un nuovo parere alla questura.

lunedì 4 maggio 2009

Fini a Maroni: Lo studio è un diritto anche per i figli degli immigrati irregolari


(AGI) - Roma, 4 mag. - Una lettera di due pagine al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, inviata alla vigilia del ponte del primo maggio. Il presidente della Camera Gianfranco Fini, il 30 aprile, si e' rivolto al titolare del Viminale per segnalare eventuali "problemi di costituzionalita'" di una norma, contenuta nel ddl sicurezza che di fatto impedirebbe l'iscrizione alla scuola dell'obbligo dei bambini stranieri, se figli di genitori clandestini. "A prescindere dal giudizio su tale eventualita' (a mio avviso negativo) che appartiene al dibattito politico, ti faccio presente - si legge nella lettera - che si porrebbero problemi di costituzionalita' e che da un attento esame della principale legislazione europea( Francia, Inghilterra, Spagna, Germania) in materia di istruzione degli stranieri, non si evince alcuna normativa volta a discriminare l'esercizio del diritto allo studio da parte di minori stranieri". La norma oggetto dell'attenzione del presidente della Camera e' il primo comma, lettera f, dell'articolo 45 del disegno di legge che domani sara' di nuovo all'esame dell'assemblea di Montecitorio. "Ti faccio presente - si legge ancora nella lettera di Fini - che la disposizione se, da un lato consente agli stranieri, anche se privi di permesso di soggiorno, di accedere alle prestazioni sanitarie" previste dal testo unico sull'immigrazione, dall'altro, "pone a questi ultimi dei limiti in ordine 'all'accesso ai pubblici servizi', anche nel caso in cui i medesimi servizi rivestano carattere essenziale". Subordinando la "fruizione di 'pubblici servizi' alla presentazione di 'documenti inerenti il soggiorno' presso gli uffici della nostra pubblica amministrazione" questa disposizione "impedisce che di questi servizi possano godere gli stranieri privi dei predetti documenti". Cio' fa sorgere, soprattutto a livello di applicazione della norma, sottolinea Fini, un "problema di compatibilita'" rispetto a quanto previsto dal regolamento di attuazione del testo unico sull'immigrazione e dalle norme sulla condizione dello straniero (che riconoscono ai minori stranieri il diritto all'istruzione, articolo 45 dpr 394 del 1999 ndr). Un "solo esempio delle conseguenze che ne deriverebbero: ai minori stranieri presenti sul territorio nazionale sarebbe negata l'iscrizione alla scuola dell'obbligo e il conseguente diritto all'istruzione che e' attualmente tutelato indipendentemente - prosegue Fini - dalla regolarita' della loro posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani".

venerdì 1 maggio 2009

Profughi somali detenuti in Nepal


Da tre anni, 72 somali vivono come “rifugiati urbani” a Kathmandu. Trafficanti internazionali li hanno ingannati con la prospettiva di un lavoro in Italia. Essi non possono lasciare il Paese: il governo chiede 40mila euro per la loro partenza. I profughi minacciano lo sciopero della fame e si dicono “pronti a morire”.

di Kalpit Parajuli
(AsiaNews)

Kathmandu – Fuggire dalla guerra, dalla disperazione e dalla fame, con la prospettiva di trovare rifugio a Napoli, in Italia, e ricostruirsi una nuova vita. Per questo un profugo della Somalia ha pagato una forte somma di denaro ai trafficanti internazionali; per poi scoprire, una volta sceso dall’aereo, che la destinazione finale non era Napoli ma Kathmandu, la capitale del Nepal.

È la disavventura capitata a Shukrui Dec, 25anni, che assieme ad altri 72 rifugiati somali aveva lasciato il Paese di origine in cerca di pace, due pasti al giorno per la famiglia e una educazione migliore per i figli. Egli ha sborsato una gorssa somma in denaro a un agente internazionale, il quale gli aveva assicurato un alloggio e un impiego a Napoli.

Dopo essere atterrato all’aeroporto internazionale di Tribhuwan, nella capitale nepalese, si è accorto dell’inganno. Shukrui Dec ha vagato per la città diversi giorni, prima di arrendersi e chiedere ospitalità all’Alto commissario Onu per i rifugiati, a Kathmandu, per sé, la moglie e il figlio di otto anni. “Non ho avuto altra scelta – confida l’uomo – che rivolgermi all’agenzia Onu”, che ancora oggi gli garantisce un alloggio e una somma in denaro. Da tre anni vive come “rifugiato urbano”, in attesa di poter tornare a casa.

Il governo nepalese ha posto un balzello a carico dei rifugiati: per fare rientro a casa, essi devono versare una somma di 40mila euro quale “tassa per la permanenza”. I profughi hanno chiesto più volte di essere esentati dal pagamento e lasciare il Paese; Nabin Kumar Ghimire, portavoce del Ministero degli interni replica che la “la questione è fuori discussione” e conferma che la tassa va pagata.

Le Nazioni Unite garantiscono una somma giornaliera ai profughi somali che varia dai 19 ai 42 euro; soldi che non bastano per raggiungere i 40mila euro che gli “immigrati clandestini” devono versare come riscatto. Per la disperazione, i profughi somali minacciano lo sciopero della fame e, tramite AsiaNews, lanciano un appello alla comunità internazionale perché li aiuti. “Possiamo lasciare il Nepal – dichiara la 17enne Fatima Muhammad – solo se il governo ci esenta dal pagamento della tassa”. La ragazza afferma che i profughi “desiderano tornare a casa, perché preferiscono morire nel proprio Paese, piuttosto che condurre una vita da cani in Nepal”. “Siamo pronti a morire di fame – conclude Fatima, mentre culla i sui sette figli malnutriti – se il governo non accoglie le nostre richieste”.

Soccorsi in mare: ancora lite Malta-Italia


Dopo il caso della nave Pinar, Italia e Malta litigano per un nuovo contenzioso nel Mediterraneo. Il ministro degli Esteri maltese, Tonio Borg, ha protestato con le autorità italiane che non hanno permesso ad una motovedetta maltese con a bordo 66 extracomunitari soccorsi a 23 miglia da Lampedusa e a 120 da Malta di attraccare nella più vicina isola italiana. Secondo il ministro, l’Italia ha così violato la norma internazionale secondo cui i naufraghi soccorsi in mare devono essere sbarcati nel porto più vicino e quindi, in questo caso, a Lampedusa. I migranti sono stati accolti nella tarda serata di ieri a Malta.

Treviso: immigrati sotto pressione


di Italo Mastrangeli (da Famiglia Musulmana di aprile)

Treviso - Mentre l’acqua dei buranelli e dei canali che attraversano il centro di Treviso scorre lenta, in città e provincia un disoccupato ogni tre iscritti ai centri per l'impiego è straniero.

Trovare un nuovo lavoro non è mai stato tanto difficile, nonostante il tasso di disoccupazione qui sia tra i più bassi d’Italia (4,5%). Con la crisi, le piccole e medie imprese, cuore del Nord Est, hanno sempre meno commesse, l’export è in picchiata tranne che verso i paesi dell’Est Europa che continuano a importare (più 20% nel 2008). E così, se sono poche le aziende nella Marca trevigiana che hanno chiuso i battenti, quelle che resistono non assumono oppure non rinnovano i contratti in scadenza. Come al solito chi rischia di più sono i lavoratori immigrati, in maggioranza con un contratto a termine. Se invece, come ha raccontato Fabrizio Gatti su L’espresso, in provincia un imprenditore preferisce lasciare a casa le operaie venete e tenersi le romene che costano meno, queste ultime vengono accusate di rubare il lavoro alle italiane.

Intanto, le mense dei poveri si riempiono. In un anno il numero dei pasti serviti dalla Caritas di Treviso è quasi raddoppiato - da 2.098 del 2007 a 3.866 del 2008. L’80% di chi ne usufruisce è cittadino straniero. Come Alfa, 25 anni arrivato due anni fa in Italia dalla Guinea. Il primo anno ha lavorato in nero in un allevamento nei dintorni di Parma. “Dormivo in una stanza- dice- con altre sette persone per 150 euro al mese. Appena ho potuto sono venuto in Veneto dove mi dicevano si stesse meglio”. Arrivato a Treviso ha pensato di avere trovato l’America. Un lavoro da magazziniere, un’accogliente cameretta tutta per sé a 200 euro al mese e la ditta che dopo poco avvia le pratiche per la regolarizzazione. Trattato con i guanti. Poi la brusca discesa. “Un mese fa il datore di lavoro- spiega Alfa- mi ha detto che l’azienda è in difficoltà, di stare a casa qualche settimana in attesa che la situazione cambi”. Ma è già passato un mese e Alfa non s’illude più. Del resto, sa che la crisi economica sarà lunga e il 2009 l’anno peggiore. “Pensavo che qui avrei messo radici- dice- che ci avrei portato la mia famiglia. La realtà invece è che rischio di dovermene tornare io da loro. Dopo tutti gli sforzi che hanno fatto per mandarmi qui”. Alfa ritrova il sorriso solo quando incontra i suoi amici ai giardinetti pubblici dietro l’università. Sono una dozzina, tutti maschi provenienti dall’Africa sub sahariana come lui, e come lui in attesa d’occupazione. Si ritrovano spesso lì perché, dicono, sono l’unico posto dove ci sono ancora panchine. Le altre, lo ‘sceriffo’ Giancarlo Gentilini, il prosindaco di Treviso rinviato a giudizio per istigazione all’odio razziale, le ha fatte rimuovere tutte quante.

All’ora di pranzo o prima di cena alcuni immigrati disoccupati si possono trovare nelle kebaberie, negli internet point o nei bar intorno alla stazione. Tra questi c’è Abed (il nome è di fantasia), un magrebino di 40-45 anni vestito in modo semplice ma dignitoso. Solo il giornale che porta sottobraccio è un po’ stropicciato come se non lo mollasse da ore. Al bancone del bar chiede un bicchier d’acqua che manda giù d’un fiato. Sono ore che cammina per la città. “Niente da fare, lavoro proprio non ce n’è- dice- È una cosa incredibile, mai vista!”. Pronuncia queste due frasi in buon italiano, segno che è nel Bel Paese da tempo.

Sono le persone come Abed che una volta perso il lavoro finiranno nella situazione peggiore. Costrette a spiegare al coniuge e ai figli cresciuti qui, e che probabilmente parlano solo l’italiano, che devono tornarsene al paese d’origine. Senza una pensione, visto che non c’è stato il tempo di farla maturare. A loro, la Provincia di Treviso non ha accordato la una tantum da mille euro per le famiglie ‘vittima’ della congiuntura economica varata all’inizio d’aprile, perché riservata solo ai cittadini italiani e agli stranieri in possesso della carta di soggiorno CE. Non è tanto denaro, certo, ma avrebbe fatto brodo. Soprattutto quando c’è da pagare l’affitto o le rate dell’auto. Gli immigrati come Abed hanno solo sei mesi di tempo per trovare un nuovo lavoro. Così dice la Bossi-Fini. Dopodiché dovranno rimpatriare oppure vivere da irregolari. Alla mercé degli squali che sfruttano il lavoro nero.

Funzionari Polizia: il ddl sicurezza favorisce la mafia


(ASCA) - Roma, 30 apr - Il decreto sicurezza in discussione alla Camera ''favorisce le mafie, non garantisce sicurezza, penalizza i cittadini e gli imprenditori onesti''. Il duro giudizio e' espresso dall'Anfp, l'Associazione che riunisce i funzionari di polizia che commenta cosi' la discussione alla Camera sul Ddl sicurezza.

Secondo il sindacato, le modifiche apportate, se da una parte ''introducono norme che obbligano chi riveste una funzione pubblica (per esempio un preside di scuola o il direttore di una scuola comunale) a denunciare l'alunno straniero irregolare, dall'altro cancella quanto stabilito dal Senato sull'esclusione dagli appalti pubblici delle imprese che non abbiano denunciato le estorsioni''.

''L'attuale Ddl sulla sicurezza che andra' in aula a Montecitorio martedi' prossimo - prosegue il segretario dell'Anfp, Enzo Letizia - continua ad eludere la questione della certezza della pena e non affronta la tracciabilita' dei fondi erogati dallo Stato alle imprese che si aggiudicano un appalto pubblico che, oltre a non dover dimostrare come hanno speso i fondi ricevuti dallo Stato, possono continuare ad omettere la denuncia del pizzo''.

A Roma, per rimpatriare mille stranieri spesi 1mln e mezzo di euro


Massimo Lugli (da Repubblica)

Roma, 30 apr. - Un milione e mezzo di euro in otto mesi. Una cifra da multinazionale, la spesa (calcolata per difetto in base al costo dei biglietti aerei e alle indennità di servizio pagate agli agenti) per rimpatriare un migliaio di stranieri "indesiderabili" dal 1° settembre al 27 aprile scorso. Un lavoro immane e, probabilmente, inutile, visto che gran parte degli extracomunitari, già sul volo che li riporta in patria, sta già pensando al modo di tornare in Italia il più in fretta possibile. Un bilancio, quello della sola questura di Roma, che va moltiplicato per tutte le 103 province d´Italia e che deve far riflettere e imporre, per forza di cosa, nuove strategie a livello nazionale e soprattutto internazionale.
Ma prima delle considerazioni, è meglio far parlare i dati nella loro sconcertante eloquenza. Dall´inizio di settembre, la questura ha organizzato il rimpatrio di 1.153 extracomunitari (o comunitari indesiderabili) di cui 784 hanno volato in aereo con la scorta di almeno due poliziotti e altri 369 (quelli che non destavano preoccupazione per eventuali colpi di testa o tentativi di resistenza a bordo) hanno viaggiato soli. Il gruppo più numeroso è stato quello dei tunisini (337 rimpatri, tutti sotto scorta con un impiego complessivo di 250 "angeli custodi") seguiti a ruota dagli algerini (129 con un seguito degno di una delegazione diplomatica: 181 poliziotti) e dai nigeriani (soprattutto prostitute bloccate in strada: 58 persone su voli di rotta a cui bisogna aggiungere, con una spesa leggermente inferiore, le 113 imbarcate su un charter ministeriale per un totale complessivo di ben 153 agenti).
Nel complesso, i poliziotti dell´ufficio immigrazione della questura a cui è toccato questo noiosissimo servizio sono stati 921. In caso di tragitti brevi l´agente arriva in aeroporto, consegna il passeggero alla polizia locale e aspetta il prossimo volo per Roma. Ma se, come nel caso dei 31 brasiliani (quasi tutti transessuali), il volo è intercontinentale, si impone una notte di sosta e le spese crescono. In base ai nostri calcoli, oltre a un totale di circa un milione e 300 mila euro di biglietti aerei (le compagnie non concedono sconti alla polizia) bisogna aggiungere almeno 200 mila euro di straordinari e indennità varie, dalla trasferta all´ordine pubblico.
Ma oltre all´aspetto finanziario va considerato l´enorme impegno che coinvolge lo staff del questore Giuseppe Caruso e anche l´impiego di energie che potrebbero essere destinate al controllo del territorio. «Sono negli ultimi quattro mesi sono stati accompagnati nei nostri uffici di via Teofilo Patini ben 5.100 stranieri - spiega il vicequestore Maurizio Improta, dirigente dell´Ufficio immigrazione di San Vitale - di questi ne sono stati espulsi circa 2000 mentre 365 sono stati arrestati per vari reati e 270 sono stati accompagnati al Centro identificazione ed espulsione di Ponte Galeria...».
«Le procedure sono estremamente complesse - spiega ancora Improta - perché tutti vanno identificati ma pochissimi hanno i documenti. Poi ci sono le numerosissime richieste di asilo politico. In questo caso, nell´attesa delle decisioni delle commissioni, chi fa domanda viene ospitato nei sette Cara (centri accoglienza richiedenti asilo) da cui spesso e volentieri esce per trasformarsi in un clandestino». La norma che impone di trattenere per 30 giorni gli stranieri comporta vere e proprie maratone e ricorsi al giudice di pace visto che molti, oltre a buttare i passaporti, alterano le impronte digitali per evitare di essere identificati. L´arresto per inottemperanza all´espulsione non è un deterrente per nessuno, visto che la permanenza media in carcere è di pochi giorni e poi la trafila ricomincia. E allora? La soluzione, ovviamente, non può essere ricercata solo nelle retate».