venerdì 7 agosto 2009

Tremaglia: "Negli extracomunitari vedo le facce dei nostri nonni"


Strani incroci temporali. Per combinazione, domani, 8 agosto, è il giorno dell'anniversario della tragedia di Marcinelle, che provocò 262 morti di diverse nazionalità, tra cui 136 italiani. Ma l'8 agosto è anche il giorno in cui entrerà in vigore la legge che, tra le altre cose, immette nell'ordinamento italiano il reato di clandestinità.

Cinquantatre anni dopo Marcinelle, l'Italia è diventata terra d'immigrazione piuttosto che d'emigrazione. Gli immigrati, fino a qualche anno fa considerati una risorsa, sono oggi il capro espiatorio, panacea di tutti i mali che attanagliano il Belpaese: produttori d'insicurezza sociale, di criminalità, oppure venuti a rubare il lavoro e le case agl'italiani; e anche furbi e miserabili che usufruiscono indebitamente dello stato sociale oppure che si fanno beffe delle libertà concesse loro. Li conosciamo bene questi stereotipi e sappiamo quanta parte abbia avuto una certa politica che punta a stimolare le parti basse degl'italiani nel radicarli nell'immaginario collettivo. Pregiudizi duri da scalfire quanto un pezzo di granito, che a molti hanno fatto dimenticare quando eravamo noi italiani i migranti, i lavoratori sfruttati, i 'pezzenti', i clandestini. Figli di una terra che non dava frutti, e per questo costretti ad abbadonarla per andare a cavare carbone centinaia di metri sottoterra - sognando i verdi monti abruzzesi o immaginando l'odore dei limoni siciliani - in cambio di un tozzo di pane che l'odio di chi ti aspettava in superficie rendeva difficile da digerire.

Mi ha molto colpito che, in questi giorni, a difendere i diritti di chi è arrivato in Italia coltivando il sogno di una vita migliore, sia stato un anziano esponente della destra come Mirko Tremaglia. Uno che aderì alla Repubblica sociale italiana dopo l'8 settembre '43, e che poi, finita la guerra, divenne dirigente dell'Msi, poi di AN che gli regalò il Ministero per gli italiani nel mondo nel governo Berlusconi II. Da una persona con un curriculum del genere mai mi sarei aspettato una parola in favore degli immigrati. E invece, sentite che frase a effetto ha tirato fuori dal cilindro Tremaglia in un'intervista rilasciata al Secolo d'Italia qualche giorno fa: "E' sbagliato fare della clandestinità un reato- ha detto- Nelle facce degli extracomunitari si leggono la disperazione e le illusioni dei nostri nonni". Passato, presente e futuro che si mescolano. E per Tremaglia sono solo applausi.

I.M.

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